Il parroco che confessa in strada: «Siamo un ospedale da campo»
25-02-2022 - 136,07 KB - Generici

"Mi ha colpito la ovvia spontaneità dell'iniziativa di questo sacerdote e dei ragazzi che lo accompagnano. Annunciare Cristo nello spazio aperto della penitenza in strada, cioè esattamente in mezzo al mondo, non a fianco né contro, ma nel centro, come Gesù, che ha operato i suoi segni potenti per la strada. Non a partire da un pulpito, ma seduti su una semplice sedia, davanti al penitente. Non aspettando che qualcuno venisse a cercarlo per confessarsi, ma andando a cercare lui per primo, come il pastore cerca la pecorella smarrita nella nota parabola. Basta veramente poco, basta aprire gli occhi dal sonno e vegliare un po', basta adoperarsi per "preparare la via del Signore" ed ecco che si vede tutta la concretezza, l'ovvia spontaneità dell'Evangelo e la morte arretra. Dal punto di vista evangelico, il perdono sperimentato nella penitenza non è certo un nuovo perdono rispetto a quello, completo e perfetto, acquistato per noi, una volta per tutte, da Gesù sulla croce. Forse però, nella pratica della penitenza vissuta nella libertà evangelica e senza precetti né costrizioni, si può trovare, proprio da un punto di vista evangelico, un valido aiuto per fare memoria attiva del nostro battesimo lungo tutta la nostra vita. Non un nuovo perdono, quindi, però quell'unico perdono gratuito rinnovato per noi ogni volta nell'annuncio dell'evangelo, che il fratello e la sorella ci portano e che noi stessi portiamo a lui o a lei."
Ci è stato segnalato da un membro di chiesa questo articolo apparso sul quotidiano Avvenire il 15 gennaio c.a. e che volentieri condividiamo sul nostro sito
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/don-michele-e-le-confessioni-in-strada?fbclid=IwAR27PcHi9wp7gs2dgC8eQjTpiEmEUWwoNH3qfXNOQUY90hayBduhBGIeCxA
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