LA RIFORMA E IL CRISTIANESIMO CONSAPEVOLE
28-07-2016 17:18 - Bibbia e attualità
Il contributo della Riforma protesatnte alla formazione del mondo moderno e di una società più giusta
(Fulvio Ferrario) Qualcuno sostiene che la Riforma del 16. secolo non sia mai esistita, nel senso che tale etichetta raccoglie movimenti spirituali assai diversi tra loro e, anche, ricchi di elementi contrastanti. Io ritengo invece che, pur con tutte le articolazioni - che effettivamente sono numerose e di grande rilievo - sia possibile individuare un denominatore comune dei progetti riformatori: si tratta di potenti tentativi di rivitalizzazione spirituale della chiesa.
Rivitalizzare la chiesa
Naturalmente essi sono stati anche molto altro, sul piano storico, politico e culturale: hanno trasformato l´Europa e contribuito in termini decisivi a determinare la storia mondiale. Tutto, però, è nato e si è alimentato dalla concentrazione sul nome di Gesù Cristo e sul suo significato nella vita quotidiana.
Si afferma spesso, e non senza ragione, che i Riformatori abbiano spostato il baricentro della vita cristiana dal convento al mondo. Ciò è avvenuto, tuttavia, partendo dalla chiesa, intesa anche e proprio come edificio, e da quello che in chiesa accade.
La Riforma e la predicazione
Anzitutto la predicazione. La Bibbia dei Riformatori è una Bibbia predicata. Naturalmente si predicava anche prima del 16. secolo, ma è un fatto che il grande rinnovamento della pratica cristiana che chiamiamo Riforma passi attraverso una grande scommessa sulla possibilità di trasformare la chiesa e la società mediante la parola orale. La diffusione di massa della Bibbia come libro risale all´Ottocento: nel Cinquecento la Scrittura era condivisa anzitutto mediante la predicazione.
Se leggiamo oggi le prediche dei Riformatori, le troviamo insopportabilmente lunghe, spesso piuttosto impegnative dal punto di vista dottrinale, ma riusciamo ancora a coglierne la chiarezza e la volontà di "inculcare" il centro del messaggio scritturale, cioè Cristo stesso. L´italiano "inculcare" traduce qui il verbo treiben, importantissimo per Lutero e che le traduzioni tedesche moderne rendono con einprägen: l´evangelo non è un teorema complicato. È dono di Dio, che passa attraverso un discorso umano.
Rinnovamento della liturgia
La predicazione si inquadra nel culto della comunità e per questo la Riforma ha profondamente rinnovato la liturgia e, in particolare, il canto. Il canto della Riforma (menzioniamo solo le due espressioni più significative: il corale luterano e il salterio ugonotto) costituisce un fenomeno spirituale e culturale di importanza paragonabile alle grandi opere teologiche del 16. secolo. Mediante melodie e testi semplici e profondi, la bellezza dell´evangelo risuona sulle labbra di uomini e donne che, in tal modo, la interiorizzano.
Diffusione dell´insegnamento
La terza dimensione della concentrazione riformatrice sul nome di Gesù è la catechesi: la Riforma produce molti e buoni catechismi, perché ritiene che la fede generi intelligenza e comprensione. Nemmeno questa è una novità: credo per poter comprendere è un celebre motto medievale. La Riforma, infatti, non nasce dal nulla: in essa vive la chiesa apostolica, nel quadro della grande tradizione cristiana. La riforma è un evento di catechesi perché vuole accompagnare la crescita di discepole e discepoli adulti, in grado di testimoniare in parole e gesti maturati in una coscienza consapevole.
Contributo alla costruzione del mondo
La grande convinzione dei Riformatori, dunque, è che un cristianesimo consapevole trasforma il mondo, anche e proprio quello "laico". La cosiddetta Europa cristiana è oggi in grande difficoltà: lo scossone dell´ondata migratoria riporta a galla i più meschini particolarismi e il cinismo (oggi chiamato "populismo") che nel Novecento ha prodotto tragedie. La Riforma richiama le chiese al loro compito specifico: non saper altro se non Cristo e questi crocifisso. Se esse lo svolgeranno, potranno anche, come ha fatto la Riforma, rendere un servizio significativo alla costruzione di una società meno disumana.
Fonte: Voce Evangelica
(Fulvio Ferrario) Qualcuno sostiene che la Riforma del 16. secolo non sia mai esistita, nel senso che tale etichetta raccoglie movimenti spirituali assai diversi tra loro e, anche, ricchi di elementi contrastanti. Io ritengo invece che, pur con tutte le articolazioni - che effettivamente sono numerose e di grande rilievo - sia possibile individuare un denominatore comune dei progetti riformatori: si tratta di potenti tentativi di rivitalizzazione spirituale della chiesa.
Rivitalizzare la chiesa
Naturalmente essi sono stati anche molto altro, sul piano storico, politico e culturale: hanno trasformato l´Europa e contribuito in termini decisivi a determinare la storia mondiale. Tutto, però, è nato e si è alimentato dalla concentrazione sul nome di Gesù Cristo e sul suo significato nella vita quotidiana.
Si afferma spesso, e non senza ragione, che i Riformatori abbiano spostato il baricentro della vita cristiana dal convento al mondo. Ciò è avvenuto, tuttavia, partendo dalla chiesa, intesa anche e proprio come edificio, e da quello che in chiesa accade.
La Riforma e la predicazione
Anzitutto la predicazione. La Bibbia dei Riformatori è una Bibbia predicata. Naturalmente si predicava anche prima del 16. secolo, ma è un fatto che il grande rinnovamento della pratica cristiana che chiamiamo Riforma passi attraverso una grande scommessa sulla possibilità di trasformare la chiesa e la società mediante la parola orale. La diffusione di massa della Bibbia come libro risale all´Ottocento: nel Cinquecento la Scrittura era condivisa anzitutto mediante la predicazione.
Se leggiamo oggi le prediche dei Riformatori, le troviamo insopportabilmente lunghe, spesso piuttosto impegnative dal punto di vista dottrinale, ma riusciamo ancora a coglierne la chiarezza e la volontà di "inculcare" il centro del messaggio scritturale, cioè Cristo stesso. L´italiano "inculcare" traduce qui il verbo treiben, importantissimo per Lutero e che le traduzioni tedesche moderne rendono con einprägen: l´evangelo non è un teorema complicato. È dono di Dio, che passa attraverso un discorso umano.
Rinnovamento della liturgia
La predicazione si inquadra nel culto della comunità e per questo la Riforma ha profondamente rinnovato la liturgia e, in particolare, il canto. Il canto della Riforma (menzioniamo solo le due espressioni più significative: il corale luterano e il salterio ugonotto) costituisce un fenomeno spirituale e culturale di importanza paragonabile alle grandi opere teologiche del 16. secolo. Mediante melodie e testi semplici e profondi, la bellezza dell´evangelo risuona sulle labbra di uomini e donne che, in tal modo, la interiorizzano.
Diffusione dell´insegnamento
La terza dimensione della concentrazione riformatrice sul nome di Gesù è la catechesi: la Riforma produce molti e buoni catechismi, perché ritiene che la fede generi intelligenza e comprensione. Nemmeno questa è una novità: credo per poter comprendere è un celebre motto medievale. La Riforma, infatti, non nasce dal nulla: in essa vive la chiesa apostolica, nel quadro della grande tradizione cristiana. La riforma è un evento di catechesi perché vuole accompagnare la crescita di discepole e discepoli adulti, in grado di testimoniare in parole e gesti maturati in una coscienza consapevole.
Contributo alla costruzione del mondo
La grande convinzione dei Riformatori, dunque, è che un cristianesimo consapevole trasforma il mondo, anche e proprio quello "laico". La cosiddetta Europa cristiana è oggi in grande difficoltà: lo scossone dell´ondata migratoria riporta a galla i più meschini particolarismi e il cinismo (oggi chiamato "populismo") che nel Novecento ha prodotto tragedie. La Riforma richiama le chiese al loro compito specifico: non saper altro se non Cristo e questi crocifisso. Se esse lo svolgeranno, potranno anche, come ha fatto la Riforma, rendere un servizio significativo alla costruzione di una società meno disumana.
Fonte: Voce Evangelica