Il cammino verso l´unità
15-10-2014 18:56 - Bibbia e attualità
C´è un´altra categoria di coppie che in qualche modo sono escluse dall´eucaristia. Non sto parlando né di divorziati, né di coppie di fatto, ma di coppie sposate, anzi sposatissime: sono le «famiglie interconfessionali».
Si è aperta domenica scorsa, e proseguirà fino al 19 ottobre, l´Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi cattolici sulla famiglia. Si tratta di un evento interno alla Chiesa cattolica, ma che le altre chiese seguono con interesse: intanto perché all´Assemblea partecipano otto «delegati fraterni» in rappresentanza delle varie confessioni cristiane; e poi perché i temi all´ordine del giorno - convivenze prematrimoniali, divorzio e nuove nozze, coppie di fatto (eterosessuali e omosessuali) - sono da tempo all´attenzione delle assemblee e dei sinodi delle chiese protestanti. Si tratta di problemi scottanti, che spesso dividono le chiese non solo tra di loro, ma anche all´interno di ciascuna confessione. Si può dire che, mediamente, nel campo dell´etica familiare e sessuale le chiese del protestantesimo storico - quelle più legate alla Riforma del XVI secolo - hanno una posizione aperta ai cambiamenti in atto nella società, attenta a non trasformare il messaggio evangelico della grazia in legalismo.
È naturale, quindi, che si segua con interesse il dibattito, nel Sinodo cattolico, tra «conservatori» e «progressisti», facendo un po´ «il tifo» - se così si può dire - proprio per questi ultimi, i cosiddetti «riformisti».
Si è molto parlato, prima e durante il Sinodo, di una questione specifica: quella dell´ammissione ai sacramenti, e in particolare all´eucaristia o Cena del Signore, dei divorziati risposati, che attualmente ne sono esclusi. È un problema che per le nostre chiese non si pone, anche perché nella visione protestante la Cena è anzitutto Cena del Signore, che invita alla sua mensa senza restrizioni tutti coloro che riconoscono la sua voce. «Perché ecco - dice il Signore nel libro dell´Apocalisse - io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me» (Ap. 3, 20).
Ma esiste un altro problema, si cui si parla troppo poco. C´è un´altra categoria di coppie che in qualche modo sono escluse dall´eucaristia. Non sto parlando né di divorziati, né di coppie di fatto, ma di coppie sposate, anzi sposatissime: sono le «famiglie interconfessionali», quelle in cui i coniugi appartengono a chiese cristiane diverse, per esempio uno è cattolico e l´altro protestante. Ciascuno dei coniugi può ovviamente prender parte alla Cena nella propria chiesa: ma per quanto riguarda la partecipazione comune all´eucaristia, secondo la norma vigente nella chiesa cattolica, niente da fare. In Italia questo problema tocca solo alcune migliaia di coppie, ma nel mondo sono milioni. Non a caso, durante la visita di Benedetto XVI in Germania, nel 2011, la Chiesa evangelica tedesca chiese al papa una maggiore apertura proprio su questo caso specifico: quello delle coppie sposate, che condividono un progetto di vita, una casa, gli affetti, dei figli, ma non possono condividere e partecipare insieme all´eucaristia. Sarebbe ora che, anche in questo campo, si facesse qualche passo ecumenico in avanti.
Si è aperta domenica scorsa, e proseguirà fino al 19 ottobre, l´Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi cattolici sulla famiglia. Si tratta di un evento interno alla Chiesa cattolica, ma che le altre chiese seguono con interesse: intanto perché all´Assemblea partecipano otto «delegati fraterni» in rappresentanza delle varie confessioni cristiane; e poi perché i temi all´ordine del giorno - convivenze prematrimoniali, divorzio e nuove nozze, coppie di fatto (eterosessuali e omosessuali) - sono da tempo all´attenzione delle assemblee e dei sinodi delle chiese protestanti. Si tratta di problemi scottanti, che spesso dividono le chiese non solo tra di loro, ma anche all´interno di ciascuna confessione. Si può dire che, mediamente, nel campo dell´etica familiare e sessuale le chiese del protestantesimo storico - quelle più legate alla Riforma del XVI secolo - hanno una posizione aperta ai cambiamenti in atto nella società, attenta a non trasformare il messaggio evangelico della grazia in legalismo.
È naturale, quindi, che si segua con interesse il dibattito, nel Sinodo cattolico, tra «conservatori» e «progressisti», facendo un po´ «il tifo» - se così si può dire - proprio per questi ultimi, i cosiddetti «riformisti».
Si è molto parlato, prima e durante il Sinodo, di una questione specifica: quella dell´ammissione ai sacramenti, e in particolare all´eucaristia o Cena del Signore, dei divorziati risposati, che attualmente ne sono esclusi. È un problema che per le nostre chiese non si pone, anche perché nella visione protestante la Cena è anzitutto Cena del Signore, che invita alla sua mensa senza restrizioni tutti coloro che riconoscono la sua voce. «Perché ecco - dice il Signore nel libro dell´Apocalisse - io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me» (Ap. 3, 20).
Ma esiste un altro problema, si cui si parla troppo poco. C´è un´altra categoria di coppie che in qualche modo sono escluse dall´eucaristia. Non sto parlando né di divorziati, né di coppie di fatto, ma di coppie sposate, anzi sposatissime: sono le «famiglie interconfessionali», quelle in cui i coniugi appartengono a chiese cristiane diverse, per esempio uno è cattolico e l´altro protestante. Ciascuno dei coniugi può ovviamente prender parte alla Cena nella propria chiesa: ma per quanto riguarda la partecipazione comune all´eucaristia, secondo la norma vigente nella chiesa cattolica, niente da fare. In Italia questo problema tocca solo alcune migliaia di coppie, ma nel mondo sono milioni. Non a caso, durante la visita di Benedetto XVI in Germania, nel 2011, la Chiesa evangelica tedesca chiese al papa una maggiore apertura proprio su questo caso specifico: quello delle coppie sposate, che condividono un progetto di vita, una casa, gli affetti, dei figli, ma non possono condividere e partecipare insieme all´eucaristia. Sarebbe ora che, anche in questo campo, si facesse qualche passo ecumenico in avanti.