11 ottobre 1531 nella battaglia di Kappel moriva il riformatore Huldrych Zwingli
Il riformatore religioso svizzero Huldrych Zwingli nasce in Svizzera a Wildhaus il 1 gennaio 1484.
Studia nelle università di Vienna e di Basilea. Viene ordinato sacerdote nel 1506.Dotto umanista, entra in contatto con Erasmo da Rotterdam, di cui subisce l'influenza. Nel 1518 diviene parroco titolare della cattedrale di Zurigo e fa della città il campo della sua attività di predicatore e di uomo politico.
Attraverso lo studio di Sant'Agostino matura un'esperienza interiore che lo porta a distaccarsi dal cattolicesimo; Zwingli concepisce la salvezza come opera della grazia con l'esclusione dei meriti e la Sacra Scrittura come unica norma in campo di fede e di morale.
Appoggiato dalle autorità cittadine sopprime le processioni considerandole pratiche superstiziose, le devozioni alla Madonna e ai santi, i sacramenti, tranne il battesimo e l'eucaristia. Inoltre rimuove le immagini sacre dalle chiese e abolisce il celibato ecclesiastico e i voti monastici. Chiude poi i monasteri e destina i loro beni all'assistenza dei poveri.
Gli oppositori, sia cattolici sia anabattisti, vengono duramente perseguitati. Nel corso di un pubblico dibattito con i rappresentanti del vescovo di Costanza (1523), Huldrych Zwingli presenta la sua dottrina in 67 tesi e sostiene la superiorità della Sacra Scrittura sulla chiesa, l'uso del tedesco nella liturgia e il rifiuto del magistero dogmatico di Roma.
Mentre anche le città di Berna (1528) e Basilea (1529), seguite di lì a poco da Costanza, San Gallo, Biel, aderiscono alla riforma di Zwingli, cresce la tensione con i cantoni cattolici, unitisi in alleanza sotto la protezione di Ferdinando d'Asburgo. Fallito a Marburgo (1529) il tentativo di formare un'analoga alleanza coi luterani per l'inconciliabilità delle posizioni di Zwingli e Lutero sull'eucaristia, i cattolici, esasperati dal blocco economico attuato nei loro confronti da Zurigo, attaccano la città: nello scontro di Kappel (1531) ( lo stesso Zwingli viene catturato, poi ucciso come eretico l'11 ottobre 1531.
1619 inizio della schiavitù negli Stati Uniti di America
Nell'agosto del 1619, circa 50 persone dall'Angola arrivarono a Jamestown, in Virginia - i primi schiavi africani appositamente spediti come forza lavoro.
Gli Stati Uniti d’America iniziano a svilupparsi sulle sponde del fiume James, Virginia, quando nel 1607 alcuni coloni spediti da Londra fondano la prima colonia permanente nel nuovo mondo: Jamestown.
Il destino di quella che in principio era solo una piccola fortificazione sembrava molto incerto: due terzi della popolazione iniziale morirono entro il primo inverno e la situazione diventò estremamente critica negli anni 1609-1610 quando la colonia rischiò di estinguersi per mancanza di cibo. In seguito i coloni, forti dell’acquisita conoscenza del luogo e di ulteriori risorse umane e materiali inviate dal vecchio mondo, riuscirono a trasformare Jamestown in un fiorente insediamento che si ingrandì ed arricchì notevolmente grazie alle piantagioni di tabacco e al commercio con alcuni gruppi di nativi.
La società si strutturò: una ridotta classe di gentlemen possedeva le piantagioni, dando lavoro ad una vasta platea di persone arrivate da tutta Europa per cercare un futuro migliore.
Nel 1619 furono trasportati a Jamestown i primi 20 africani di colore. In questo primo periodo tutte le persone rappresentanti la forza lavoro approdata nel nuovo mondo, africani compresi, venivano trattate come indentured servants sulla base del tipico contratto di lavoro che veniva loro offerto.
Questo prevedeva che lavorassero, solitamente nelle piantagioni, per un periodo di tempo definito dietro pagamento di un salario. Scaduto il termine venivano lasciati liberi da ogni vincolo, a volte con un appezzamento di terra dato loro in proprietà. Lungi dal dire che le condizioni di lavoro erano buone, il concetto di schiavitù però tendenzialmente ancora non esisteva. Soprattutto, le differenze di trattamento sulla base della razza erano assai minime.
Le cose cambiarono successivamente con la diffusione dello schiavismo "proprietario" (in cui chi acquisiva il "bene-schiavo" possedeva non solo lui ma anche la sua discendenza) in cui gli schiavi precedenti ( chiamanti " schiavi debitori " ) con vere e proprie forme di schiavismo razziale. Nel periodo che intercorre tra il XVI e il XIX secolo si stima che circa 12 milioni di africani siano stati trasportati nelle Americhe, e di questi almeno 645.000 sono stati destinati nei territori che successivamente fecero parte degli Stati Uniti d'America. Nel 1860 la popolazione di schiavi negli USA era cresciuta fino a 4 milioni.Con il XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti nel 1865 a seguito della guerra civile termina formalmente il fenomeno della schiavitù
28 Giugno 1703 nascita di John Wesley, fondatore del metodismo
John Wesley
John Wesley (Epworth, 28 giugno 1703 – Londra, 2 marzo 1791) teologo inglese.Fondatore, con il fratello Charles (Epworth 1707-Londra 1788) e con G. Whitefield, del metodismo, studiò a Oxford e divenne pastore anglicano. Il metodismo ha avuto tre tappe fondamentali :
la prima all'Università di Oxford con la fondazione del cosidetto Holy Club,
la seconda mentre Wesley era curato nella città statunitense di Savannah, in Georgia,
la terza a Londra dopo il ritorno di Wesley in Inghilterra quando fu indotto dai Fratelli Moravi a un'interiore conversione (1738).
Svolse un'instancabile attività di predicatore e di organizzatore del nuovo movimento metodista (1739),
rivolgendosi ai ceti popolari e ponendo l'accento sull'esperienza della conversione.
I metodisti, sotto la direzione di Wesley, sono diventati promotori di molte iniziative volte a garantire giustizia sociale, incluso la riforma della legge penale e movimenti abolizionistici.
Per Wesley, "la perfezione cristiana è quell'amore di Dio e del nostro prossimo che implica liberazione da tutto il peccato [...], l'amare, cioè, Iddio con tutto il nostro cuore ed anima, ed il nostro prossimo come noi stessi. Essa è l'amore che governa il cuore e la vita, che investe tutte le nostre disposizioni, parole ed azioni".
10 Maggio 1886 nascita di Karl Barth
Teologo protestante svizzero (Basilea 1886 - ivi 1968). Criticò la cultura e la società moderna in nome di un ritorno al cristianesimo originario, e si sforzò di restituire al protestantesimo una coscienza dei principi dottrinali e pratici.
Dal 1909 pastore in varie comunità, dal 1921 prof. onorario a Gottinga, dal 1925 prof. ordinario a Münster, dal 1930 a Bonn, dové lasciare la Germania (1934) perché avverso al nazismo, andando a insegnare a Basilea (1935). Insegnamento e ministero pastorale si fondono nell'attività del B., la cui produzione (Der Römerbrief, 1919, che può considerarsi il manifesto della teologia barthiana; la monumentale Die kirchliche Dogmatik, 10 voll., 1932-1955; Die Theologie und die Kirche, 1928 e numerosi volumi di prediche) conserva spesso la tradizionale forma della lectio. In nome di un ritorno all'esperienza cristiana originaria - intesa come profezia e fede - B. sottolinea polemicamente la sua avversione alla cultura e la sua critica (in cui dominano influssi kierkegaardiani e anche dostoevskiani) alla società moderna, impregnata di elementi non-religiosi (umanesimo, storicismo, laicismo, ecc.). Egli si sforza invece di ridare al protestantesimo (degenerato, secondo lui, nel "liberalismo" di A. Harnack e di E. Troeltsch, o nel vago umanitarismo di L. Ragaz) un più deciso orientamento in senso religioso e una più sicura coscienza dei suoi principi dottrinali e pratici, in senso unitario e tradizionale. Di qui, col riallacciarsi al Lutero giovane e rivoluzionario, ma su una base più propriamente calvinistica, anche l'esigenza di un riavvicinamento ecumenico delle chiese cristiane (Die christliche Gemeinde in der Anfechtung, 1942; Gemeinschaft in der Kirche, 1943). Notevole la corrispondenza, pubbl. postuma, con R. Bultmann (Briefwecksel mit R. Bultmann 1922-1966, 1971).
PENSIERI E PAROLE
Angolo , aperto a tutti , di invito alla riflessione
Tema : Le culture non esistono
Il contrario della giustizia è l'ingiustizia, della quale esistono due tipi : 1. quella di chi offende 2. quella di chi non difende gli offesi.
N.Gardini
da " dieci parole latine " p.136
si ringrazia colui che ha recensito questa frase
8 marzo 1856 nascita di Giovanni Luzzi
Giovanni Luzzi (8 marzo 1856 – 25 gennaio 1948) pastore e teologo valdese.
Nato in Svizzera a Tschlin, un paese dei Grigioni situato nella bassa valle Engadina, era figlio di Jon Lüzi e Uorschla Scharplaz. L'anno successivo alla sua nascita i genitori decisero di emigrare in Italia e si stabilirono a Lucca, meta privilegiata di molte famiglie grigionesi, dove il padre avviò una piccola attività, aprendo dapprima un caffè, abituale luogo di ritrovo dei liberali, dei repubblicani e dei massoni della città, e poi una drogheria.
Nell'ambito delle sue innumerevoli e meritorie attività si dedicò alla revisione della traduzione italiana della Bibbia fatta da G. Diodati agli inizi del Seicento, poi, dal 1906 iniziò l'opera di traduzione alla quale avrebbe dedicato i successivi 25 anni della sua vita.
Si allegano le foto del caffè in Lucca. Questo aveva due ingressi uno da piazza dell'Anfiteatro ( con il nome di caffè Svizzero ) e l'altro da via Fillungo ( con il nome di caffè della Fratellanza ). Non vi sono esposte alcuna targa di ricordo.
per ulteriori informazioni si rinvia all'indirizzo :http://www.studivaldesi.org/dizionario/evan_det.php?evan_id=281
«Manda gridi di gioia, rallègrati, figlia di Sion! Perché ecco, io sto per venire e abiterò in mezzo a te», dice il Signore (Zaccaria 2, 10)
Salmo della settimana: 71 Venerdì 31 Dicembre I miei giorni sono nelle tue mani (Salmo 31,15)
Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti». E Mosè pregò per il popolo (Numeri 21, 7) Abbiate pietà di quelli che sono nel dubbio (Giuda 22)
Ci è stato donato un medico che è egli stesso la vita; Cristo, morto per noi, ha per noi ottenuto la salvezza. Invochiamo la tua bontà: continua a custodire anche in futuro i grandi e i piccoli, perché tu hai per noi pensieri di pace e non di male.
Rivelaci, o Dio, l itinerario che ci hai preparato, il cammino sul quale vuoi che siamo in marcia. Non lasciarci immobili, ma scuotici e spingici avanti. Rivelaci, o Dio, la tua volontà di pace affinché possiamo osare la pace. Liberaci dalle false paure e dai sospetti, rendici la semplicità dell amore affinché sappiamo forgiare gli strumenti della giustizia, della dignità, del cibo per tutti e dell amore fraterno - Rivelaci, o Dio, la tua volontà di raddrizzarci e di fortificarci affinché gli zoppi camminino senza pena, affinché i reietti siano accolti, affinché gli esclusi siano reintegrati nella famiglia umana, ed affinché tu sia tutto in tutti Amen
(Maurice Hammely) dal quaderno della Cevaa Riforma
COMMENTO AL VERSETTO
Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo
Galati 5, 22
Diceva Martin Lutero: «Dove Dio ha costruito una chiesa, il diavolo costruisce anche lui una cappella». È vero. Il diavolo si fa sentire. E come. Siamo soliti ascoltare le cose negative intorno a noi, anche se le cose positive sono presenti. Per una ragione o altra quelle negative lasciano un segno profondo. Già per questo la vecchia abitudine di imparare a memoria questa frase dell’apostolo Paolo è un consiglio più che buono. Riporta in primo piano il frutto dello Spirito.
Il frutto dello Spirito, al singolare. Le nove parole insieme formano il frutto dello Spirito. Non se ne possono scegliere alcune, e lasciarne da parte altre. Sono come gli spicchi di un mandarino, insieme formano il mandarino. Insieme questi spicchi formano il frutto dello Spirito.
Il frutto dello Spirito. Un frutto ha bisogno del tempo per crescere. Inoltre non cresce da solo. Grazie a Dio il frutto cresce. Ma questo non toglie la nostra responsabilità. Dal seme al frutto. Su molte cose non possiamo incidere più di tanto, penso al sole o alle tempeste ma possiamo comunque annaffiare, fertilizzare, potare.
Si può parlare del fattore Dio e del fattore umano con il frutto dello Spirito. Il fattore Dio implica che il frutto è in definitiva un dono di Dio, che è lo Spirito che permette al frutto di crescere nella tua vita. Ma il fattore umano è che ti concentri consapevolmente su quel frutto, che rimuovi gli ostacoli, che togli le erbacce, che dai l’acqua quando serve, etc.
Quando il frutto dello Spirito fiorisce nelle nostre vite, questo è in primo luogo un dono di Dio, ma anche i nostri sforzi hanno un loro ruolo. Dio ci vuole partecipi nel suo Regno.
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